Era il luglio del 2003 quando Coldiretti Piemonte iniziò la lotta agli Ogm che portò alla distruzione di 380 ettari di mais geneticamente modificato. A distanza di sette anni, in Friuli, qualcuno ci prova ancora. Questa volta però Coldiretti non è più sola, al blitz di oltre mille agricoltori si sono schierati contro le piante transgeniche seminate illegalmente le maggiori istituzioni. Il presidente del Veneto, Luca Zaia, ha annunciato l’intenzione di “portare in tribunale e di chiedere il risarcimento dei danni a chiunque minacci la biodiversità dell’agricoltura veneta”, la deputata del Pd Susanna Cenni ha presentato un’interrogazione urgente alla Camera, il presidente della Provincia di Pordenone si è schierato a fianco di Coldiretti così come le province e i comuni limitrofi. A fianco di Coldiretti nella richiesta di rispetto della legge italiana anche Aiab, Wwf, Aprobio, Food e Federconsumatori, mentre Slow Food con il presidente Roberto Burdese ha chiesto ai ministeri competenti di avviare una procedura d'urgenza convocando l'assessore regionale all'agricoltura per arrivare ad un protocollo che porti alla distruzione del campo di mais transgenico che alcuni agricoltori hanno deciso di seminare in totale violazione di una legge dello Stato italiano''.
Tutto questo quando, con una decisione storica, la Commissione Europea, prendendo atto della forte opposizione dei cittadini europei, ha dato finalmente la possibilità agli Stati membri di decidere liberamente se coltivarli o meno.
Il pacchetto OGM presentato dalla Commissione Europea si compone essenzialmente di tre documenti: una comunicazione di carattere generale, di orientamento sul futuro degli OGM in Europa, che si concentra, proprio, sul tema della libertà per i Paesi membri di decidere in ordine alla loro coltivazione; una raccomandazione, destinata a sostituire quella esistente (2003/226/CE), in materia di coesistenza tra coltura tradizionali, biologiche e OGM, che contiene regole maggiormente restrittive per garantire ai Paesi membri la possibilità di adottare misure atte ad evitare la presenza involontaria di OGM; un regolamento di modifica della direttiva 2001/18/CE, che, inserendo in essa una nuova disposizione, sancisce la possibilità per i Paesi membri di adottare misure volte a restringere o proibire la coltivazione di tutte o di una sola varietà di OGM purché tali misure non siano giustificate da ragioni che non riguardano la valutazione di effetti negativi sulla salute e sull’ambiente oppure la necessità di impedire una presenza indesiderata di OGM in altri prodotti.
“Le multinazionali – sottolinea Maurizio Soave, presidente Coldiretti Asti -tentano di far passare, nel totale disprezzo delle leggi e con grande arroganza, coltivazioni Ogm. E’ una provocazione inaccettabile alla quale Coldiretti e molte istituzioni, che hanno a cuore gli interessi reali delle imprese agricole e dei consumatori, e non quelli di poche multinazionali, hanno saputo rispondere con forza e determinazione, ma occorrerà continuare su questa strada”.
“Oggi – sottolinea Antonio Ciotta, direttore Coldiretti Asti - in Europa, dopo il divieto posto anche in Germania, i Paesi che coltivano organismi geneticamente modificati si sono ridotti a soli sei, su ventisette. Il drastico crollo nei terreni seminati con organismi geneticamente modificati in Europa nel 2009, conferma che nel coltivare prodotti transgenici, oltre ai rischi per la salute e per l'ambiente, non c'è neanche convenienza economica”.