2 Luglio 2010
Nasce la nuova Coldiretti

Con grande entusiasmo ed una partecipazione particolarmente sentita, 150 astigiani hanno seguito, questa mattina, venerdì 2 luglio, al Palalottomatica in Roma, i lavori dell’Assemblea nazionale Coldiretti. Con loro 15 mila imprenditori agricoli provenienti da tutte le regioni d’Italia a dare autorevolezza alla più grande forza sociale del nostro Paese. A poco più di un anno da un’analoga grande testimonianza di unitarietà quando fu presentato il progetto della Filiera agricola tutta italiana, il presidente Sergio Marini ha illustrato gli obbiettivi raggiunti ed infiammato l’assemblea rilanciando la scommessa su nuovi traguardi di fronte ai ministri Galan, Sacconi  (nella foto) e Tremonti.
In un anno sono stati fatti passi da gigante nel nostro progetto operativo per una "Filiera agricola tutta italiana" che ha come obiettivo di sostenere il reddito degli agricoltori eliminando le distorsioni e tagliando le intermediazioni. Ha vinto il Paese vero, quello che lavora e si rimbocca le maniche.
Le prime dieci cose fatte nell’ambito del progetto ha detto il Presidente riguardano dal via al più grande circuito europeo di Farmers market alla nascita, con Consorzi Agrari d’Italia (CAI), della prima e più importante holding italiana degli agricoltori, dalla commercializzazione della prima pasta dei coltivatori italiani, all’avvio della prima e più grande società di trading europea dei cereali di proprietà degli agricoltori, dalla sottoscrizione del più grande contratto europeo di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili da biomasse tutte italiane, all’accreditamento di circa mille nuovi punti di vendita diretta di Campagna Amica al mese.
Marini ha parlato di una nuova Coldiretti, moderna, che a 100 anni dalla nascita del suo fondatore Paolo Bonomi, mantiene la sua identità legata a principi e valori concreti. Rimane intatto lo spirito, sono solo cambiate le cose: Bonomi, si è battuto per la democrazia, oggi noi lottiamo per l’etica, combattiamo affinchè questo Paese esca bene dalla crisi. Bonomi lo faceva con i voti e con il legame con il partito, noi con l’autorevolezza di una grande forza sociale. La nuova Coldiretti non sceglierà un partito, ma userà l’autorevolezza per affrontare la battaglia per il Paese. Bonomi aveva la schiena molto dritta, anche noi abbiamo un progetto per chi vuole bene all’Italia. E rivolgendosi ai ministri ha sottolineato come sia giunta l’ora di finirla di farci tirare in mezzo agli interessi personali di qualcuno. Coldiretti guarda oltre il gradino, perché è la stessa Coldiretti di Bonomi, moderna ma è la stessa.
Un’Organizzazione che ha raggiunto la piena forza sociale, l’autorevolezza e la credibilità non solo di 1 milione e 600mila soci, ma anche quella dei consumatori, di chi si approvvigiona giornalmente nei mercati di Campagna Amica e direttamente nei Punti delle imprese agricole. Con l’autorevolezza proponiamo il nostro progetto, pronti anche a cambiarlo, ma saremo molto esigenti. Non ci legheremo a un partito o a uno schieramento, ma quando si voterà diremo con chiarezza chi ha fatto bene e chi ha fatto male, a prescindere dai colori politici. Questa è la nuova Coldiretti, può piacere o no, ma da qui non si torna indietro.
Il leader nazionale Coldiretti ha poi infiammato la platea con una similitudine calcistica. Certo non sarà facile andare avanti perché fino a ieri perdevamo a tavolino, senza poter entrare in campo. Ma ha comunque vinto il Paese vero ed è finita un’epoca per chi ha costruito fortune entrando e vincendo sempre a tavolino. Il progetto è aperto a tutti anche a chi è rimasto in panchina perché codardo, ora abbiamo cominciato a giocare.
Il nostro progetto non è aperto a quelli che vengono negli spogliatoi con noi e poi si mettono la maglia degli altri. Non è aperto a quelle grandi strutture cooperative che hanno vissuto con i soldi dell’agricoltura e poi invece di comprare le arance al sud vanno in Sudamerica; per questi chiediamo ai Nas di andare a controllare.
Ce ne sono tanti che mettono la nostra maglia e poi segnano nella nostra porta, per questi non c’è più posto, vanno espulsi dal sistema, perché sono la nostra rovina.

 

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