In queste ultime settimane si è parlato molto del nuovo ministro delle Politiche Agricole, Giancarlo Galan, giunto al dicastero annusando e delimitando il territorio dalle ombre dell’ingombrante e benvoluto Zaia, verosimilmente ammiccando con Marini ma tirato per la giacca da quei poteri forti che avevano portato in piazza migliaia di associati Coldiretti contro un suo predecessore. All’Assemblea nazionale di questa mattina prima ha parlato il presidente Coldiretti, lanciando precisi messaggi alla politica e al Ministro. “Alla politica chiediamo di saper scegliere tra chi investe, si impegna e innova e chi fa il furbo e vive di rendita. Non si può concedere, come purtroppo è successo, il titolo di Cavaliere a chi è cresciuto sfruttando all’estero l’immagine del Made in Italy costruita con il lavoro nei campi italiani di centinaia di migliaia di imprenditori agricoli, ai quali non è stato concesso alcun riconoscimento. La politica non deve essere né notaio, né mediatore, ma deve assumersi la responsabilità di decidere tra le lobby e i cittadini, come nel caso degli Ogm e dell’obbligo di indicare in etichetta la provenienza degli alimenti, dove tra l’altro è molto chiaro da che parte sta la volontà popolare. Occorre scegliere se strare dalla parte delle imprese o della rendita, sia nella destinazione delle risorse come quelle della Politica Agricola Comune (Pac) e dei Piani di Sviluppo Rurale (Psr), sia nel sostegno ai progetti, distinguendo quelli che portano lavoro e sviluppo al territorio, da quelli dietro i cui grandi numeri si nasconde la volontà di de localizzare. Bisogna distinguere tra le cose dichiarate e le cose fatte. Abbiamo apprezzato il percorso di semplificazione avviato nel mercato del lavoro con i voucher ma si può fare di più ed occorre proseguire nella sburocratizzazione valorizzando la sussidiarietà. Si deve sapere dove sta il vero e dove il falso, ad esempio devono essere resi subito noti i dati secretati sulla destinazione delle importazioni agroalimentari da paesi extracomunitari. Va premiata l’onestà e la trasparenza e la politica e la pubblica amministrazione devono dare il buon esempio. Ci sono ancora troppe anomalie che il Paese non merita.
Non ci interessa – ha rimarcato con enfasi Marini - una politica di mediazione: tra posizioni diverse, mettersi in mezzo, è sbagliato. Ci si assuma la responsabilità di scegliere”.
In pratica Marini ha rilanciato grosso: o la filiera corta Coldiretti o la visione imprenditoriale extraliberale di altri. Poi, un “no” deciso agli Ogm: “Ogm vuol dire far morire l'agricoltura italiana. Noi ci battiamo perché questo non accada, andiamo avanti, non abbiamo paura, anche se c'è anche chi ha pagato importanti società per conoscere se Coldiretti potesse avere dei punti deboli”.
Infine l’affondo alla politica: “Quando noi andiamo in piazza si sente e fa male. Oggi sono presenti solo quattro degli ultimi cinque ministri dell'agricoltura e non è un caso”. Il riferimento è a Paolo De Castro, contro cui Coldiretti organizzò la grande manifestazione di Bologna. E ricorda le parole di un anno fa, quando fu ospite dell’Assemblea Silvio Berlusconi: “Caro presidente, non volgiamo niente, ma non rompeteci le scatole, abbiamo fatto sapere al presidente del Consiglio. Mettici alla prova”.
A questo punto, il Ministro, salito sul palco, dice di voler parlare con il cuore, mette da parte il discorso preparato la sera prima e si dichiara convinto della validità del progetto di una filiera agricola tutta italiana. Si spinge anche più in là, ha capito che “Coldiretti ha la coscienza pulita, ha un progetto e non chiede soldi”. E a questo punto offre la piena collaborazione, suggerendo di liberare un ulteriore 6% di risorse dalla sburocratizzazione e di ricuperare 1114 milioni di euro non utilizzati dai trasferimenti europei. “Basterebbe – ha detto Galan rivolgendosi ai 15 mila agricoltori – pagarvi per quanto fate per il mantenimento del paesaggio, per avvalorare ogni vostra richiesta”.