9 Gennaio 2023
L’impatto sull’agroalimentare del caro carburanti

Le Analisi Coldiretti su fonti di Crea, Enea e Centro Studi Divulga

In un Paese dove l’88% delle merci viaggia su strada prima di arrivare sugli scaffali

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Preoccupa anche il mondo agricolo il rincaro di benzina e gasolio che, col 2023, ritorna alla piena applicazione delle accise pesando, in media, fino a 18/20 centesimi di euro in più al litro alla pompa. In un Paese come l’Italia, dove l’88% delle merci viaggia su strada prima di arrivare sugli scaffali, l’aumento dei prezzi dei carburanti comporta un effetto valanga sui costi delle imprese e sulla spesa dei consumatori. Al già difficile contesto, potrebbe aggiungersi anche l’aggravante di possibili speculazioni, rispetto alle quali è stato disposto il monitoraggio da parte della Guardia di Finanza.

“Tra i primi a subire le conseguenze dei rincari – sottolinea il Presidente Coldiretti Asti Marco Reggio – c’è l’intero sistema agroalimentare, con i costi della logistica, per frutta e verdura, per esempio, che arrivano ad incidere attorno ad 1/3 sul totale dei costi.  Un effetto preoccupante che si va ad assommare all’impennata dell’inflazione che, nel 2022, ha già pesato sul carrello degli italiani con quasi 13 miliardi in più per acquistare cibi e bevande, con rincari energetici che fanno soffrire l’intera filiera, dai campi alle tavole”.

Malgrado il caro prezzi pesi notevolmente sul carrello della spesa dei consumatori, a livello nazionale, più di una azienda agricola su 10 (13%) si ritrova in una situazione tanto critica da dover cessare l’attività, mentre ben circa 1/3 del totale (34%) si trova costretta a lavorare in una condizione di reddito negativo (fonte analisi Coldiretti su dati Crea).  Le produzioni agricole e alimentari italiane sono particolarmente sensibili all’andamento delle quotazioni poiché assorbono l’oltre 11% dei consumi energetici industriali totali per circa 13,3 milioni di tonnellate di petrolio equivalenti (Mtep) all’anno, secondo l’analisi della Coldiretti sulla base dei dati Enea.

“A pesare – prosegue il Direttore Coldiretti Asti Diego Furia, - sono anche i ritardi infrastrutturali dell’Italia, dove il costo medio chilometrico per le merci del trasporto pesante è pari a 1,12 euro/chilometro, superando nazioni come Francia (1,08 euro/chilometro) e Germania (1,04 euro/chilometro), secondo quanto emerge dalle analisi di Coldiretti su dati del Centro Studi Divulga. In tale ottica, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) può essere determinante per sostenere la competitività delle imprese sbloccando le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra sud e nord del Paese. Dal nostro canto, per quanto più possibile, continueremo a promuovere e a sensibilizzare i consumatori verso i prodotti stagionali e a chilometro zero, con l’obiettivo di ridurre al massimo costo dei trasporti, anche se, in parte, non sarà possibile eluderli. Questa è un’emergenza che deve chiamarci tutti, indistintamente e a ogni livello, a ragionare su una strategia e programmazione di medio e lungo termine, onde evitare di dover sempre fare i conti alla meno peggio con le emergenze”.

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