19 Marzo 2011
Le problematiche del settore

Nonostante l’esempio dell’azienda agricola San Desiderio, al centro del dibattito del meeting Anaborapi di Monastero Bormida, c’era purtroppo la crisi in cui versa il settore delle carni bovine. Il presidente Anaborapi, Albino Pistone, ha chiesto il sostegno di tutti per dare continuità agli allevamenti, soffocati da costi di produzione troppo onerosi e da un mercato che non premia adeguatamente l’alta qualità. “Chiediamo alla Regione – ha detto Maurizio Soave, presidente Coldiretti Asti – di ridare centralità agli allevatori, di non consentire più ai grandi macellatori di esseri gli interlocutori privilegiati della filiera che delocalizzano gli acquisti e fanno giochi speculativi importando tonnellate di prodotto dall’estero di minore qualità”. Concetti sottolineati anche da Marcello Gatto, delegato per il settore zootecnico di Coldiretti Piemonte, che ha anche denunciato come la carne bovina subisca una campagna denigratoria da parte di alcuni dietologi e “professori idealisti” che, senza basi scientifiche, relegano ai margini delle diete il consumo di carne”.
Un aiuto agli allevatori è stato garantito dal presidente del Consorzio Agrario delle Province del Nord Ovest, Angelo Giordano, attraverso un piano di abbattimento dei costi del denaro realizzato in collaborazione con CreditAgri, il consorzio di garanzia promosso da Coldiretti.
Il presidente Arap Piemonte, Roberto Chialva, ha fatto appello agli allevatori affinché sottoscrivano un appello per dare continuità ai finanziamenti delle associazioni degli allevatori che hanno subito tagli consistenti e che rischiano di interrompere l’importante opera di certificazione della qualità della filiera della carne. Difficoltà anche per la promozione della carne di razza bovina piemontese, a sua volta alle prese, come ha denunciato il presidente Coalvi, Carlo Gabetti, con il ridimensionamento delle azioni di valorizzazione.

 La crisi dei prezzi rischia di far chiudere molti allevamenti

La crisi dei prezzi dei bovini alla stalla impone l’adozione di progettualità urgenti a sostegno del settore. È indispensabile individuare strategie economiche che consentano agli allevatori di non allevare in perdita, poiché i bovini alla stalla sono pagati meno di quanto sono i costi di mantenimento.
Coldiretti Piemonte, interprete delle più che legittime attese degli allevatori di bovini da carne, ha chiesto all’Assessore regionale all’Agricoltura Claudio Sacchetto, l’insediamento di un gruppo tecnico per elaborare strategie economiche nei confronti degli allevatori di bovini da carne, molti dei quali stanno rischiando la chiusura degli allevamenti.
Marcello Gatto, membro di giunta di Coldiretti Piemonte, con delega al Settore Carni da parte del presidente Paolo Rovellotti: “E’ urgente individuare formule concrete di intervento perché la crisi dei prezzi dei bovini alla stalla genera la chiusura degli allevamenti con gravi problemi di presidio del territorio ed occupazionali. Inoltre, sono in forte aumento forme di gestione lontane dall’impresa agricola familiare, che mettono al primo posto la speculazione economica”.
Si chiede dunque alla Regione di agire con proposte concrete per favorire le progettualità di filiera verso il mercato e per andare a ricercare nuovi spazi per la carne fresca. Questo presuppone una strategia di sviluppo che diventa indispensabile sostenere da parte dell’Ente Pubblico.
Bruno Rivarossa, direttore Coldiretti Piemonte: “Anche nel settore delle carni bovine il perno attorno al quale devono ruotare i processi economici è dato dagli imprenditori agricoli ai quali occorre restituire dignità e protagonismo con nuove formule di progetti economici. Oggi, invece, la figura centrale che si interfaccia con la grande distribuzione non è l’allevatore, ma sono i grandi macellatori. Queste nuove forme d’impresa sono legate a parametri economici speculativi, per cui delocalizzano gli acquisti pur di conservare i loro margini economici. Questi mettono sullo stesso piano la carne bovina allevata in Piemonte con quella proveniente da altre nazioni. Da qui l’impressionante dato d’importazione dai Paesi esteri di carne fresca di bovino (dai dati UVAC, aggiornati al 2009, le importazioni nella nostra Regione si attestano su un valore di oltre 24mila tonnellate annue). La valorizzazione del lavoro dei nostri allevatori deve passare attraverso nuovi accordi di filiera con queste centrali di macellazione, ove il prodotto locale e tracciato costituisce un vero valore aggiunto rispetto al cliente finale, favorito dalla recente legge sull’etichettatura”.
Per Coldiretti Piemonte, il gruppo di lavoro dovrà coinvolgere oltre agli attori della filiera anche i rappresentanti della Grande Distribuzione Organizzata (GDO) che opera in Piemonte, nonché le associazioni dei consumatori, con i quali Coldiretti condivide da oltre 10 anni il “Patto con il Consumatore” che in questi anni passati ha anche dato risultati positivi a tutto il sistema economico agroalimentare piemontese.
D’altra parte, i prezzi della carne bovina sia nelle macellerie tradizionali che nei supermercati ha mantenuto gli stessi prezzi di due anni fa. Durante tutto questo tempo, invece, i prezzi dei bovini alla stalla si sono contratti di almeno il 15-20 per cento. Evidentemente il fenomeno denunciato da Coldiretti Piemonte ha dei riferimenti chiari ed inconfutabili. Se a questo, si aggiunge poi che gli allevatori hanno visto raddoppiare negli ultimi due anni i prezzi dei cereali che sono l’alimento base per i bovini, è evidente che i margini per gli allevatori non ci sono più.

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