23 Maggio 2011
Il Paese si rinnova

Erano in duemila, provenienti da tutte le regioni italiane, i giovani imprenditori della Coldiretti riuniti a Roma martedì scorso per avviare un ricambio generazionale allo scopo di rinnovare e rilanciare il Paese.  
L’Assemblea di Coldiretti Giovani Impresa si è infatti riunita per dibattere l’eloquente tema dal titolo “Italia 150: il Paese che si rinnova, la filiera agricola tutta italiana per il ricambio generazionale”.
Erano trenta gli astigiani, con una delegazione guidata dal delegato Giovani Impresa Coldiretti Asti, Marco Melica (nella foto). Presenti nella Capitale, il presidente provinciale, Maurizio Soave, e il direttore Antonio Ciotta.
Gli under 30 Coldiretti hanno seguito gli interventi del Ministro della Giustizia Angelino Alfano, del Ministro del Welfare Maurizio Sacconi, del vice segretario nazionale del Pd Enrico Letta, del Sottosegretario alle Politiche Agricole Roberto Rosso,  del presidente della Regione Lazio Renata Polverini, del Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola e del sindaco di Roma Gianni Alemanno.
In ogni caso, gli interventi più attesi erano quelli del Presidente nazionale Coldiretti Sergio Marini e del Delegato nazionale Coldiretti Giovani Impresa Vittorio Sangiorgio.
L’Assemblea ha vissuto dei momenti molto esaltanti ed ha aperto nuove prospettive ed idee per i giovani agricoltori.
Quello che ci si aspettava dall’Assemblea di Coldiretti Giovani, si è puntualmente verificato: un dibattito vivace, proiettato al futuro e con la giusta dose di effervescenza e polemica come si addice a chi sente di avere la responsabilità di dover cambiare le cose. Applauditissimo il presidente nazionale Sergio Marini, in perfetta sintonia con la voglia dei ragazzi Coldiretti di guardare oltre l’ostacolo e avviare la trasformazione definitiva del settore primario per vivere da protagonisti il loro futuro. Apprezzata dall’intera assemblea la serietà dei relatori (e questo è un buon viatico per la classe politica), fra questi si sono particolarmente distinti Maurizio Sacconi ed Enrico Letta.
Particolarmente illuminante l’intervento del delegato nazionale Giovani Impresa Coldiretti, Vittorio Sangiorgio. Alcuni passaggi del suo discorso segnano la linea dei “Coldirettini” e fanno emergere le aspettative, i timori e le speranze della futura classe dirigenti della più grande forza sociale del territorio.
“Trasformare i sogni in realtà è il miglior modo per far vivere oltre il presente la nostra nazione, trasferendo risorse e competenze dall’oggi al domani. Proprio per questo il ricambio generazionale è il miglior investimento che la nostra Italia dovrebbe fare”. E’ quanto ha affermato il delegato nazionale dei giovani nel sottolineare che “probabilmente da noi Zuckerberg sarebbe rimasto un genio incompreso, anziché fondare una innovazione della portata di Facebook, stimata in 100 miliardi di dollari e sarebbe disoccupato!” Paradossalmente nel bel Paese - ha continuato Sangiorgio - la nostra generazione si trova troppo spesso le porte sbarrate, perché una società e una classe dirigente politica ed economica egoista e miope scelgono deliberatamente di occuparsi dei loro interessi di oggi, ipotecando il domani di una intera nazione. E’ per questo che proprio la generazione più “formata” della nostra storia nazionale è spesso costretta a valutare la fuga dall’Italia per ritagliarsi uno spazio o addirittura è accusata di essere troppo qualificata per le mansioni richieste. E quando fugge, lo fa soprattutto da quella parte d’Italia che è la più giovane e al tempo stesso la più bisognosa dell’energia dei giovani: il Mezzogiorno. Un bizzarro paradosso che provoca un danno enorme all’intero Paese”.
RICERCA VECCHIA E SCHIAVA
Significativo il ragionamento di Sangiorgio sulla scuola e la ricerca. “Nella formazione abbiamo continuato a finanziare corsi e corsetti lontani dalle vere esigenze delle imprese, che intanto continuano a cercare invano competenze. Nel nostro Paese mancano vere scuole di “imprenditorialità” e la trasmissione dei saperi è legata a vie del tutto informali e spontanee, mentre si continuano a pagare iniziative fittizie, assecondate da bandi pubblici ad hoc. Uno sperpero di risorse pubbliche inaccettabile di fronte ai gravi problemi del Paese. Questo è ciò che si ottiene quando si vogliono fare politiche “per i giovani” senza coinvolgere i giovani. E ancor di peggio è accaduto nella ricerca, che ci sentiamo di definire “vecchia” perché è più a misura di pubblicazioni per grandi luminari piuttosto che a misura di impresa. O peggio ancora “schiava” degli interessi delle grandi multinazionali, come nel caso degli Ogm, che il mercato non vuole, ma che vorrebbero imporci anche se non ci convengono. Ci sentiamo dire che fare impresa significa libertà e poi ci propongono meccanismi per perderla. Il risultato generale è che, come al solito, il Paese si tiene a galla, affonda o nuota poderosamente, in perfetta solitudine: a prescindere dalle decisioni della politica e di una visione del futuro.
IL FALLIMENTO DEL “RICAMBIO”

Sul fallimento del ricambio generazionale in agricoltura Sangiorgio è stato molto lucido e puntuale: “Dopo anni ed anni di politiche per il ricambio generazionale in agricoltura (primi insediamenti, subentri, prepensionamenti, pacchetti e contentini vari) solo il 3% delle imprese agricole ha un titolare con meno di 35 anni mentre il 30 per cento supera i 65. E pensare che per quanto riguarda la “quantità”, le imprese giovani producono in media il 40 per cento di reddito in più degli altri”.
MOLESTIE ALLE GIOVANI IMPRESE
“Sono troppe le “molestie” che un giovane che vuole fare impresa si trova costretto a subire. Aspettare oltre due anni per poter trasformare la propria idea di impresa agricola, ad esempio, perché un’amministrazione regionale non è in grado di completare in tempi rapidi l’istruttoria per il primo insediamento significa compromettere il destino di un’impresa giovane e sottrarre ricchezza all’Italia. Poi non va dimenticato - ha evidenziato Sangiorgio - il mancato accesso al credito in un paese dove per definizione danno i soldi a chi già li ha oppure a chi sa già di poterli restituire”.
SUPERARE L’ARRETRATEZZA CULTURALE
Quale dunque la strategia dei giovani Coldiretti per superare un’arretratezza culturale che blocca ogni sviluppo: “Per abbattere gli ostacoli, servono risposte di “sistema”, che richiedono inevitabilmente tempi lunghi, considerando le molte inerzie e carenze dell’apparato decisionale del nostro Paese. Questa consapevolezza, questo senso di responsabilità verso l’agricoltura e verso l’Italia – ha detto Sangiorgio - hanno animato e spinto la nostra Coldiretti, vera “forza amica” del Paese, a lanciare due anni fa la Filiera Agricola tutta Italiana, il nostro naturale punto di approdo”.
“Coldiretti – ha precisato Sangiorgio - ha proposto la giusta ricetta per il futuro dell’Italia. Azionare la leva più potente e a costo zero che abbiamo a disposizione, quella che ci rende unici e ineguagliabili nel mondo: i nostri territori e le loro distintività, tra le quali spicca innanzi tutto il cibo italiano, fatto veramente di idee italiane e da imprese italiane. La Filiera Agricola tutta Italiana, nata per porre fine al furto di identità e valore al quale la nostra agricoltura è sottoposta da decenni, ha realizzato anche un altro incredibile risultato per noi giovani. Ha permesso di isolare ed annullare – ha concluso Sangiorgio - il furto del bene più prezioso per ogni giovane: il futuro.

 

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