30 Novembre 2010
Consuntivo dell’Annata Agraria 2009/2010

Sabato mattina, nell’ambito delle manifestazioni per la tradizionale Festa del Ringraziamento, presso il Salone Comunale di Rocchetta Tanaro,  Coldiretti Asti ha presentato il  “Consuntivo dell’Annata Agraria 2009-2010”.
A tracciare il bilancio dell’annata il presidente provinciale Coldiretti, Maurizio Soave, il direttore di Coldiretti Asti, Antonio Ciotta, il responsabile del settore economico, Luigi Franco. Presenti, oltre ai giornalisti, molti operatori economici e numerose autorità: il parlamentare Massimo Fiorio, l’assessore regionale Giovanna Quaglia, il consigliere regionale Angela Motta, il vice presidente della Provincia Giuseppe Cardona con  l’assessore all’Agricoltura, Fulvio Brusa, il presidente della Camera di Commercio Mario Sacco, il sindaco di Rocchetta Tanaro Sergio Aliberti.
Non si arresta il progressivo ridimensionamento delle imprese agricole iscritte alla Camera di Commercio di Asti, sono 205 in meno rispetto all’anno scorso, 1500 rispetto agli ultimi sei anni. Ma sul totale delle imprese astigiane (24.337) le 8.063 imprese agricole attive rappresentano un terzo del totale, il 33% spaccato. L’agricoltura astigiana rappresenta dunque ancora la fetta più importante dell’economia, se poi consideriamo l’indotto, dal commercio, all’artigianato, fino all’industria, capiamo bene come il settore primario rimanga il “regista” di tutto lo sviluppo del tessuto economico e sociale del territorio. Se le imprese iscritte a ruolo diminuiscono, per contro tiene l’occupazione e questo è un dato molto importante: in pratica ci sono meno imprenditori, ma “aiutati” da più salariati.
Un’agricoltura astigiana, dunque, ancora in assestamento per quanto riguarda i numeri, ed ancora stretta fra la morsa della crisi economica internazionale, con bilanci economici deficitari se si analizza comparto per comparto. “Apparentemente – ha sottolineato il direttore Ciotta, nella sua relazione introduttiva – non è cambiato molto rispetto ad un anno fa, ma in realtà tutto sta cambiando”. I vertici Coldiretti si riferiscono agli obbiettivi raggiunti in un solo anno dal lancio del progetto “Una filiera agricola tutta italiana”, di cui è stato proiettato un dettagliato video filmato. Con i Mercati e i Punti Vendita di Campagna Amica, quasi un centinaio in provincia di Asti, sia le imprese agricole che l’opinione pubblica hanno colto il grande messaggio Coldiretti di difendere il Made in Italy. Certo, sul territorio, sui campi, si soffre ancora, e molto, ma nel frattempo sono nati e si stanno sviluppando importanti progetti. La nascita di Unci Coldiretti, ad esempio, con 18 importanti realtà accreditate in provincia di Asti, ha radicalmente cambiato l’equilibrio di rappresentanza fra le cooperative agricole ed agroalimentari, oppure l’avvio dell’attività di CreditAgri per tutelare il sistema creditizio delle imprese, ed ancora la costituzione di “Filiera Agricola Italiana”, la più grande società di trading dei cereali d’Europa di proprietà degli agricoltori. Tutto questo mentre è ormai pronta la legge sull’etichettatura obbligatoria e sta per decollare la grande vendita diretta organizzata delle imprese agricole che si posizionerà nella parte più corta della filiera agroalimentare, al pari dei mercati e dei punti vendita Campagna Amica e con un’offerta ampia quanto quella della grande distribuzione organizzata ma con i giusti prezzi, sia per gli agricoltori che per i consumatori.
Tutto questo grazie a Coldiretti, l’unica organizzazione in grado di proporre l’unico progetto economico apparso sulla scena nazionale negli ultimi anni. “Un anno fa i produttori di latte del Piemonte – ha rimarcato Ciotta – ricavavano 10 centesimi in meno al litro, oggi grazie all’accordo sottoscritto fra Coldiretti, la Ferrero e l’Inalpi, con la nascita della più grande torre di spraiatura del latte d’Europa, i nostri allevatori incassano 38 centesimi al litro, senza dilazioni dei pagamenti”.
Il progetto Coldiretti di una Filiera Agricola tutta Italiana, nasce da Coldiretti facendo leva sulla sua grande forza sociale radicata su tutto il territorio nazionale che in provincia di Asti si traduce in 16.999 tesserati fra cui 5.824 titolari di impresa, 4.609 collaboratori familiari e 541 giovani. Un “esercito” che coltiva 60.803 ettari di superficie e ben supportato da una Federazione Coldiretti che mette a disposizione 9 uffici di zona e 46 di recapito dove operano 103 persone, 85 dipendenti e 18 collaboratori professionisti.
Snocciolando questi dati, Ciotta, ha voluto sottolineare come il progetto Coldiretti deve ancora fare importanti passi per andare a compimento e per dare il giusto valore aggiunto ai prodotti agricoli, come combattere le contraffazioni e scardinare la “casta” agroalimentare che si delinea sempre più chiaramente agli occhi di tutti (la vicenda del pecorino sardo che ha visto la “complicità” dello Stato nello “spaccio” del falso Made in Italy ne è la testimonianza più eclatante).
“L’agricoltura è dunque ad una svolta etica – ha sottolineato Antonio Ciotta -, noi siamo qui per difendere il Made in Italy e per creare una filiera agricola tutta italiana, a tutela degli imprenditori agricoli e dei consumatori, il resto deve essere colto dall’intera società, al di là delle leggi, devono poter emergere gli onesti”. Tutti devono decidere da che parte stare, a cominciare dalla politica. Un passaggio importante, questo, ripreso al termine dell’esposizione dei dati della campagna agraria appena conclusa, dal presidente provinciale Coldiretti, Maurizio Soave, con alcuni efficaci esempi calati nella realtà locale. “Il grappolo, oggi – ha detto Soave -, non può continuare a mantenere tutto il sistema. Troppi “carrozzoni” legati al settore vitivinicolo opprimono gli imprenditori onesti, senza incidere nei confronti di chi ottiene una rendita senza lavorare”.
Il riferimento è esplicito nei confronti della burocrazia e sulla vicenda distillazione dei vini: “Noi non siamo d’accordo di distillare il vino a un prezzo superiore a quello di mercato, la nostra barbera se è di qualità si vende, se rimane nelle cantine è perché non è buona”.
Ed ancora sulle preoccupazioni del proliferare di nuovi impianti di moscato nel resto d’Italia e sull’eventuale contromossa di produrre più uve: “Noi, col nostro Moscato e Asti spumante – ha detto Soave – abbiamo in mano una Ferrari, non dobbiamo preoccuparci e prendere di esempio cosa fanno gli altri, dobbiamo saper guidare al meglio la nostra Ferrari. Il sistema moscato, dalla parte agricola, a quella industriale, alle cooperative, deve concordare una strategia comune, fare scelte condivise per il bene di tutti”.
Ecco dunque la questione etica: difendiamo gli onesti ed escludiamo i furbi. Che poi, a pensarci bene, è il problema tutti i settori, non solo di quello agricolo.

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi