L’Italia - afferma Coldiretti - è all’avanguardia nella coltivazione di fiori e piante a livello internazionale e comunitario dove il Tricolore è al posto d'onore dopo l'Olanda che spesso è però solo il crocevia di triangolazioni commerciali, come accade per le produzioni di paesi extracomunitari come Thailandia, Brasile, Perù o, per le rose, Kenia. Peraltro i fiori italiani sono senza dubbio i più profumati, non solo perché non devono affrontare lunghi tempi di viaggio, ma anche perché molti produttori nazionali sono impegnati a selezionare varietà che presentano aromi più intensi e caratteristici. In base ai risultati dell’ultimo censimento dell’agricoltura in Italia risultano attive circa 20.500 aziende florovivaistiche, che danno occupazione ad oltre 120.000 addetti, con una superficie coltivata di oltre 36.000 ettari e che generano un valore che supera i 3 miliardi di euro.
Attenzione, però, che i fiori di importazione rappresentano fino al 60 per cento dell'offerta nazionale. Secondo una analisi di Coldiretti per trasportare un bel mazzo di rose da Lima in Perù fino all’aeroporto di Ciampino di Roma, percorrendo quindi 10.800 chilometri su un Boeing 747, si consumano quasi 5 chili di petrolio e si emettono quasi 15 chilogrammi di anidride carbonica (CO2) con un dispendio energetico e un impatto ambientale negativo facilmente evitabile. L’Italia importa fiori anche dal Kenia, in questo caso il trasporto da Nairobi in a Roma fa consumare, per 5.400 chilometri, 2,5 chili di petrolio con l’emissione di quasi 8 chilogrammi di CO2.
13 Febbraio 2011
Anche per i fiori è meglio il Km zero