27 Febbraio 2010
Acque reflue di cantina

Sono passati alcuni anni da quando Coldiretti chiedeva di reimpiegare in azienda le acque reflue delle cantine ed oggi, dopo i vari passaggi nazionali e regionali, la richiesta si è concretizzata. E’ soddisfatto il presidente provinciale Coldiretti, Maurizio Soave, con delega per l’Organizzazione a livello piemontese per il settore vitivinicolo, nel sottolineare il risparmio della risorsa acqua e i minori impegni e costi per lo smaltimento a carico delle imprese.
Anche le ultime norme tecniche sono state licenziate dalla Regione che ha seguito con attenzione ed impegno la sperimentazione e tutto l’iter per definire le regole attuative. Coldiretti attraverso i suoi Uffici Zona è a disposizione di chi vorrà avviare la pratica per ottenere l’autorizzazione (almeno 60 giorni prima dell’applicazione) per impiegare le acque di risulta della cantina per la fertirrigazione o per i trattamenti fitosanitari o il diserbo. Occorre conoscere le norme tecniche insieme alle modalità di utilizzo di tali acque, che prevedono una serie di raccomandazioni e indicazioni. Info: 0141.380.400.

Stop ai solfiti nel vino biologico
Limitare anche la produzione bio alle sole aree vocate

Dimezzare il contenuto dei solfiti nel vino biologico per arrivare alla loro eliminazione non appena le tecniche di vinificazione e la sperimentazione richiesta lo consentiranno. E’ quanto chiede Coldiretti in occasione della discussione sulla proposta di regolamento della Commissione Europea sul vino biologico che tende a ridurre al minimo l’impiego di sostanze chimiche nel processo di produzione. Il vino biologico - secondo Coldiretti - deve essere prodotto solo nelle aree vocate dove sussistono effettivamente i requisiti per garantirne gli standard di qualità e tipicità in quanto, proprio sul piano delle prospettive di mercato, occorre offrire al consumatore un vino che si differenzi nettamente da quello convenzionale altrimenti è molto difficile che possa incontrare il favore di un significativo numero di estimatori visti i vini di eccellenza che già sono ampiamente diffusi e conosciuti nel mondo. Oltretutto l’osservanza da parte del produttore, in vigna, delle buone pratiche agronomiche, inclusa la scelta delle varietà più adatte all’area di produzione, consente di ottenere uve di elevata qualità  per i cui nel processo di vinificazione si riduce la necessità di ricorre ad additivi o processi di  lavorazione che si tradurrebbero in una forzatura del metodo di produzione biologico.
Nell’ambito dell’UE, Germania ed Austria si stanno decisamente opponendo alla previsione di limiti per l’anidride solforosa in quanto vorrebbero fossero adottati gli stessi parametri stabiliti per i vini convenzionali. Tali paesi infatti a causa delle condizioni climatiche ed ambientali dei loro areali di produzione non riuscirebbero ad ottenere le stesse performance dei vini biologici nei paesi mediterranei. L’attuale legislazione comunitaria prevede come limiti massimi di anidride solforosa (SO2), per i vini convenzionali rossi di 150 mg/l mentre per i vini Bianchi 200 mg/l.
In Italia attualmente sono coltivati circa 30.000 ettari di vigneto biologico da circa 10mila aziende viticole.

 

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