10 Ottobre 2009
Quel mercoledì al profumo di tartufo

Mercoledì scorso, alla Camera di Commercio di Asti, è stata aperta la Borsa Nazionale del Tartufo Bianco, contemporaneamente si teneva il consueto mercato settimanale all’ingrosso dei prodotti agricoli. Come ogni anno, le prime quotazioni ufficiali del Tuber Magnatum Pico, suscitano sentimenti particolari fra gli agricoltori presenti per rilevare il valore delle merci. Sentimenti di ottimismo e speranza per i pochi che passeranno le notti dei prossimi due mesi con i loro “tabui” alla ricerca della “trifola” da quattro zeri. Sentimenti di pessimismo e desolazione per i tanti che contano i centesimi di tutti gli altri prodotti della terra.
Partiamo dai tartufi. I prezzi al cercatore per le pezzatura medio – piccole vanno dai 120 ai 160 euro all’ettogrammo. Per le pezzatura medio – grandi le quotazioni sono ricomprese fra i 160 e i 220 euro all’ettogrammo. Per i prezzi al consumatore si passa invece, per le pezzatura medio-piccole ai 160-210 euro e per le pezzatura medio – grandi a 220-270 euro all’ettogrammo.
Alla borsa dei vini, sempre mercoledì, stessa ora e stesso luogo, si palpava un’atmosfera di forte incertezza, in quanto il commercio della Barbera stenta a decollare. Si sono registrati scarsi affari, con prezzi tendenti al ribasso. L’apposita commissione, forse anche influenzata dal profumo dei soldi del tartufo, ha comunque confermato il listino prezzi della scorsa settimana.
Le quotazioni al litro per resa franco cantina del produttore vedono la Barbera Piemonte ferma 0,60 - 0,85 euro. La Barbera del Monferrato oscilla fra i 65 e i 90 Centesimi.
Passiamo allora ai cereali. I prezzi sono fortemente in ribasso rispetto alla precedente campagna. La campagna in corso sconta una notevole contrazione dei prezzi di frumento e orzo, ma anche per il mais, la cui raccolta si conclude in questi giorni, non ci sono buone prospettive. I listini delle della Camera di Commercio segnano un calo che si attesta mediamente nell’ordine del 20 – 25% rispetto al 2008. In questo caso, non trattandosi né di ettogrammi, né di litri, bensì di quintali, è meglio lasciare perdere il valore nominale. Sarebbe veramente desolante. Lasciamo stare anche le altre colture e i prodotti dell’allevamento. Piuttosto, scongiuriamo che i cambiamenti climatici non facciano perdere ai nostri tartufi l’impareggiabile profumo perpetrando un ulteriore furto di identità e di immagine ad opera di altre nazioni. Infatti, a pensarci bene, come denuncia e combatte da tempo Coldiretti, il nostro settore primario sconta la sfacciataggine di chi immette in commercio cibo proveniente da chissà quale parte del mondo e lo spaccia come Italiano, e dall'altra il furto  di valore aggiunto che vede sottopagati i prodotti agricoli a causa  di  uno strapotere contrattuale da parte dei “nuovi forti” della filiera agroalimentare. Per questo motivo è sempre più necessario estendere a tutti i prodotti l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza e di organizzare al meglio, ed accorciare, la filiera, anche attraverso la vendita diretta del singolo e in cooperativa.

 

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