7 Gennaio 2022
TROVATO PRIMO CINGHIALE MORTO PER PESTE SUINA AFRICANA 

 

Dopo aver sempre segnalato questo rischio, pronti a richiedere risarcimenti anche per danni di immagine

Tanto tuonò che piovve. Come da tempo annunciato da Coldiretti Asti con diverse manifestazioni, come Bôgia Piemunt dell’11 dicembre 2019 e dello scorso 8 luglio 2021 in piazza Castello a Torino, comunicati stampa, segnalazioni, e lettere in Regione, è stato trovato il primo caso di Peste Suina Africana in Piemonte, come già successo in Germania e nell’Est Europa.

Oltre ai grandissimi danni alle coltivazioni, agli incidenti mortali e non, ai problemi sanitari e ad aver lasciato degenerare questa situazione, ora in Piemonte c’è un ulteriore rischio elevatissimo: la Peste Suina Africana, infatti, può colpire i cinghiali ed è altamente pericolosa e, spesso, letale per i suinidi, ma non è trasmissibile agli esseri umani.

“Siamo fortemente preoccupati – afferma Marco Reggio presidente Coldiretti Asti -, gli interventi immediati e urgenti, così come i controlli a tappeto sui cinghiali abbattuti, che da tempo chiediamo, devono ora sicuramente essere fatti e non bastano, di fronte ad uno spettro così grave e rischioso, solo i controlli eseguiti a campione, alla ricerca esclusivamente della Trichinella”. 

“Bisogna anche mettere mano definitivamente alla forma di tracciamento della filiera e della commercializzazione dei cinghiali abbattuti – sottolinea Diego Furia direttore Coldiretti Asti -. L’altra forte preoccupazione è per il danno d’immagine che questa situazione può creare diventando anche uno strumento di speculazione economica nei confronti del nostro territorio, rischiando di colpire ingiustamente i nostri allevatori che, invece, conducono i loro allevamenti con standard di bio sicurezza molto elevati”.

“Chiediamo, pertanto, da subito di attuare tutte le misure necessarie per monitorare la situazione e contenerla il più possibile. - continua il Direttore Furia -   Inoltre, per difendere i nostri imprenditori, già fortemente colpiti dalla crisi legata alla pandemia, se dovessero generarsi strumentalizzazioni e speculazioni, non esiteremo a fare causa, a richiedere il risarcimento danni ed a costituirci parte civile nei confronti di chi non ha saputo gestire correttamente la problematica del proliferare dei cinghiali e di chi ha avuto la responsabilità di farla degenerare”. 

“Non possiamo, però, non riconoscere – concludono Reggio e Furia – l’importanza dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte Liguria e Valle d'Aosta che, già da mesi, si è reso disponibile ad un tavolo di lavoro, nel quale riponiamo ampia fiducia, proprio sull’emergenza sanitaria causata dalla fauna selvatica”.

 

Asti,  7 gennaio 2022

 

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