6 Maggio 2021
Passaporto enoturistico astigiano

Già lo scorso fine settimana si sono rivisti i primi turisti da fuori regione

 

Coldiretti: «Il pass vaccinale principale strumento di rilancio per la nostra economia;

chiesto l’inserimento dei lavoratori dell’agroalimentare fra le categorie prioritarie per il vaccino»

 

L’entrata in vigore, dal 15 maggio, del pass verde nazionale, così come annunciato ieri dal premier Mario Draghi, è il primo importante passo per riattivare il turismo e quindi l’economia. «Il passaporto vaccinale può essere una svolta importante – annuncia il presidente di Coldiretti Asti, Marco Reggio – soprattutto per una provincia come la nostra che in questi ultimi anni ha puntato molto sul turismo ed ha visto l’affermazione del territorio Unesco».

Già nello scorso week end si sono rivisti in città i primi turisti provenienti dalle altre regioni gialle, sottolinea il direttore Diego Furia: «Sia sabato all’EnotecAmica e al mercato coperto contadino di corso Alessandria, che domenica all’agri mercato Campagna Amica di piazza Alfieri, abbiamo rilevato un maggiore afflusso di consumatori e fra questi c’erano clienti provenienti da altre regioni. Abbiamo grande necessità di riattivare il turismo straniero e in particolare l’enoturismo che è stato particolarmente penalizzato dalla pandemia. La chiusura dei principali canali horeca e l’impossibilità di ricevere i consumatori nelle cantine, con i loro relativi eventi, hanno bloccato l’economia principale di questa provincia. In questo senso, per noi, il passaporto vaccinale equivale a un passaporto enoturistico, ovvero allo sblocco della nostra primaria attività e di tutto il grande indotto che ruota attorno al vino».

Coldiretti calcola che 1/3 della spesa per le vacanze in Italia è destinato alla tavola. Con l’istituzione del pass vaccinale per i turisti, occorre quindi procedere alla riapertura totale dei servizi di ristorazione. Con il limite fissato del coprifuoco alle 22 sono ancora chiusi più della metà dei servizi di ristorazione, ma l’avanzare della campagna di vaccinazione e la riduzione del numero di contagi potrebbero presto sbloccare la situazione.

«Attualmente in Italia – sottolinea Furia - sono aperti solo centoquarantamila fra bar, ristoranti, pizzerie e agriturismi, dove tra l’altro veniva assorbita una fetta importante della nostra produzione vitivinicola. Non dimentichiamo che, prima della pandemia, la voce principale del budget delle famiglie in vacanza in Italia era il cibo, per un importo complessivo stimato di oltre 30 miliardi all’anno. Lo scorso anno per la pandemia questa voce di spesa è scesa del 58% e a cascata ne ha risentito l’intera filiera agroalimentare con molte disdette di ordini per le forniture di tutti i prodotti agroalimentari con in testa il vino».

Il cibo rappresenta per molti turisti la principale motivazione del viaggio in Italia, anche per questo motivo Coldiretti, dopo l’annuncio del commissario per l’Emergenza Covid, Generale Francesco Paolo Figliuolo, di voler estendere il piano vaccinale alle categorie produttive, ha chiesto di inserire la filiera agroalimentare tra quelle prioritarie per proteggere una categoria di lavoratori particolarmente esposta. «D’altra parte – rileva il presidente Reggio – l’agroalimentare non si è fermato durante la pandemia, garantendo le forniture alimentari a tutta la popolazione, nonostante le difficoltà e il rischio di contagi. Coldiretti ha già formalizzato alla Struttura di supporto al Commissario Straordinario all’Emergenza i punti attrezzati disponibili per la vaccinazione dei propri dipendenti e associati su tutto il territorio nazionale».

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