5 Aprile 2008
Le api non tornano agli alveari

 Le api non tornano agli alveari con gravi ripercussioni sull’ambiente e nelle arnie si riduce drammaticamente la produzione di miele.
Un fenomeno che sta crescendo in maniera esponenziale, interessando soprattutto la zona della Pianura Padana.
Per individuare in maniera certa le ragioni di questo fatto, Coldiretti Piemonte ha chiesto e ottenuto dall’Assessore Regionale all’Agricoltura Mino Taricco un Tavolo di Lavoro e di confronto. 
Oltre a fornire i pregiatissimi mieli piemontesi, le api svolgono una funzione ambientale indispensabile. Esse rappresentano una risorsa fondamentale, un prezioso equilibrio per la natura globale: infatti, prodotti come mele, pere, mandorle, agrumi, pesche, kiwi, castagne, ciliegie, albicocche, susine, meloni, cocomeri, pomodori, zucchine, soia, girasole e, colza dipendono completamente o in parte dalle api per la produzione dei frutti.
Le api, non bisogna dimenticarlo, sono utili anche per la produzione di carne con l’azione impollinatrice che svolgono nei confronti delle colture foraggere da seme come l’erba medica ed il trifoglio fondamentali per i prati destinati agli animali da allevamento.
Anche la grande maggioranza delle colture orticole da seme si possono riprodurre grazie alle api come l’aglio, la carota, i cavoli e la cipolla.
«Siamo particolarmente soddisfatti per aver ottenuto dall’Assessore regionale il Tavolo di Lavoro, ciò che sta accadendo alle api va monitorato costantemente e nulla va lasciato al caso. Coldiretti Piemonte è determinata a confrontarsi e a trovare risposte. – affermano il presidente e il direttore della Coldiretti regionale del Piemonte Giorgio Ferrero e Bruno Rivarossa – Qualche dato? Basti pensare che sono 50 i miliardi di api presenti in Italia in oltre 1 milione di alveari; l’impollinazione delle colture in Italia ha un valore stimato in 2,5 miliardi di Euro all'anno per circa 14mila tonnellate grazie a 1.157.000 alveari, gestiti dai 7.500 apicoltori professionisti che hanno totalizzato un fatturato stimato in circa 25 milioni di euro.”
Difficile a questo punto non ripensare a quanto affermava Albert Einstein, “se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”. 
 

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi