19 Novembre 2025
Il falso Made in Italy nuoce ad economie e reputazione

Vino e olio tra i 10 prodotti più imitati

Tutti sono chiamati a fare la propria parte

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Lo scandalo del falso Made in Italy costa al Bel Paese 120 miliardi di euro all’anno. I prodotti più taroccati sono, nell’ordine: mozzarelle, Parmigiano Reggiano e Grana Padano, Provolone, Pecorino romano, salame, mortadella, sughi, vino, pesto e olio extra vergine di oliva. Assurdamente, i maggiori falsificatori delle eccellenze tricolore sono le Nazioni industrializzate.

Nel mondo, sfruttando l’italian sounding, più di due prodotti agroalimentari su tre sono falsi e privi di legami produttivi e occupazionali con l’Italia. Gli States si confermano i “leader” della falsificazione, ma le imitazioni del cibo e dei vini italiani sono molto diffuse anche nel resto del mondo, incluso il mercato europeo. In alcuni Paesi si è giunti al paradosso, con la proposta dei “Magic box”, per la produzione casalinga tout court di formaggi, vini e salumi italiani tra i più tipici.

 “L’italian sounding è a tutti gli effetti un danno economico e d’immagine/reputazione, che calpesta i fondamentali culturali ed etici dell’agroalimentare e del vino del Bel Paese” commenta la presidente Coldiretti Asti Monica Monticone. “Parliamo dell’illegale azione di mal riuscite imitazioni che, sfruttando la rinomanza e risonanza del Made in Italy, ne standardizza e banalizza identità e autenticità. Al contrario, la forza del Made in Italy è basata proprio sulla specificità e sulla diversità dei prodotti, unitamente alle storie che gli appartengono”. “Un fenomeno di grandi dimensioni ed economicamente molto appetibile, che va contrastato facendo quadrato a tutti i livelli, a partire dalle norme europee fino all’informazione e dalla trasparenza fino all’educazione alimentare” commenta il Direttore Coldiretti Asti Giovanni Rosso. “Come Coldiretti l’impegno è triplice: sollecitazioni al parlamento europeo per il riconoscimento della trasparenza in etichetta; azioni di informazione e di educazione nelle scuole; promozione del prodotto a km0 e di filiera corta. A questo impegno per la difesa dell’agroalimentare e dei vini italiani, gli stessi italiani sono chiamati a fare la loro parte, facendo acquisti consapevoli e responsabili”.

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