25 Febbraio 2021
Gli abbattimenti dei cinghiali spettano anche agli agricoltori

Coldiretti: con una storica sentenza la Corte Costituzionale sancisce la possibilità di prendere parte alle operazioni di riduzione della specie

 

L’ormai annoso problema del contenimento dei cinghiali che sta portando all’esasperazione gli agricoltori per i danni alle colture e gran parte della popolazione per le loro pericolose incursioni sulle strade e nei centri abitati, potrebbe segnare una svolta. Una storica sentenza della Corte Costituzionale ha sancito che anche gli agricoltori, provvisti di tesserino di caccia, potranno prendere parte alle operazioni di riduzione del numero degli animali selvatici, anche con gli altri cacciatori abilitati, le guardie venatorie e le guardie ambientali volontarie.

Un epocale cambio di direzione rispetto all’orientamento seguito negli ultimi quindici anni che aveva portato a bocciare i provvedimenti assunti dalle varie Regioni che avevano aperto alla possibilità di ampliare l’elenco tassativo dei soggetti incaricati agli interventi di contenimento previsto dalla legge quadro.

“Speriamo – sottolinea il direttore di Coldiretti Asti, Diego Furia – possa essere l’inizio di nuova tendenza e che possa ricompattare finalmente tutti, istituzioni, cacciatori, agricoltori e semplici cittadini, verso una maggiore sensibilità su una problematica che ha raggiunto un interesse sociale molto rilevante”. Nell’ottobre scorso anche il presidente della Provincia di Asti aveva sollecitato maggiore collaborazione da parte dei cacciatori con una lettera aperta dal titolo “Cinghiali e caprioli: basta parole, agiamo!” con cui denunciava pubblicamente: “Non è più accettabile che alcune squadre di cacciatori garantiscano un numero di abbattimenti molto basso in aree dove i cittadini e gli Amministratori comunali evidenziano danni ingenti e pericoli per l’incolumità pubblica; squadre che talvolta sembrano voler difendere il monopolio di intervento, considerando la propria area come piccoli feudi di loro esclusivo diritto, ostacolando e lamentandosi per gli abbattimenti che potrebbero garantire altri”.

Nel novembre dell’anno precedente Coldiretti aveva anche organizzato una grande manifestazione portando di fronte a Montecitorio migliaia di agricoltori e sollecitando la politica nell’intraprendere provvedimenti più incisivi. Con l'emergenza Covid la situazione è ulteriormente peggiorata, c’è un maggiore proliferare degli ungulati e in Italia se ne conterebbero almeno 2 milioni di esemplari. Anche la sicurezza delle persone è sempre più a rischio con una media di 1.200 incidenti stradali all’anno nel solo Piemonte purtroppo a volte con morti e feriti. Nelle campagne, in più, ci sono maggiori devastazioni dei raccolti e il rischio sempre maggiore della diffusione di malattie come la peste suina.

“Come abbiamo già evidenziato in molteplici occasioni – denuncia il presidente di Coldiretti Asti, Marco Reggio -, la proliferazione senza freni dei cinghiali sta compromettendo l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali anche in aree di elevato pregio naturalistico”.

Oltre 6 italiani su 10 (62%), secondo un’indagine Coldiretti/Ixè, hanno paura dei cinghiali e quasi la metà (48%) non prenderebbe addirittura casa in una zona infestata da questi animali. Una situazione arrivata al limite tanto che più di 8 italiani su 10 (81%) pensano che l’emergenza cinghiali vada affrontata con il ricorso agli abbattimenti incaricando personale specializzato per ridurne il numero. Alla luce anche di questi dati, Coldiretti chiede di mantenere alta l’attenzione su una situazione che, senza specifiche azioni immediate, tenderà ad assumere una connotazione di sempre maggiore criticità. “Auspichiamo – conclude Reggio - che questa storica sentenza possa dare concreto giovamento ai territori dove, fino ad ora, i piani di contenimento messi in atto non sono stati sufficienti creando difficoltà agli imprenditori agricoli nello svolgimento della loro attività produttiva, ma anche ai cittadini la cui sicurezza non è assolutamente preservata”.

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