Agricoltori mobilitati per combattere psicosi e paure dei consumatori.
In difficoltà gli agriturismi e l'export dei vini. Coldiretti monitora l'afflusso turistico, la disponibilità di manodopera e la circolazione delle merci
Anche nell'Astigiano l'emergenza “Coronavirus” comincia a creare apprensione e ad incidere sui bilanci delle aziende agricole. Le ripercussioni toccano direttamente l'accoglienza rurale e indirettamente l'export vinicolo e gli altri settori produttivi.
“Gli agriturismi – rileva il direttore di Coldiretti Asti, Diego Furia – stanno ricevendo chiamate di annullamento dei pernottamenti, soprattutto da parte dei turisti stranieri, ma anche la disdetta o il posticipo di pranzi, cene e altri momenti aggregativi programmati da tempo. Per questo monitoriamo costantemente la situazione e cerchiamo di arginare le difficoltà che via via si presentano”.
Una prima iniziativa riguarda un'azione di sensibilizzazione dei consumatori, attraverso la comunicazione social “La Campagna non si ferma”. Coldiretti ha infatti lanciato l'hashtag #lacampagnanonsiferma, nonostante l’emergenza sanitaria in atto e le pesanti ripercussioni in diversi ambiti.
“Stiamo lavorando per ottenere i necessari e tempestivi aiuti alle imprese – sottolinea il presidente Coldiretti Asti Marco Reggio – che vanno accompagnati da una iniezione di fiducia per combattere la psicosi e per arginare l'inevitabile rallentamento dell’economia”.
Per questo la mobilitazione social “La campagna non si ferma” avviata con la rete degli agricoltori di Campagna Amica, vuole promuovere la bellezza delle aree rurali e la bontà dell’enogastronomia in Italia anche con le testimonianze dirette degli imprenditori che stanno vivendo questo momento di difficoltà.
“La campagna non si ferma” non è un semplice slogan – sottolinea Reggio - la campagna non si può fermare, le attività continuano, gli animali non smettono di alimentarsi e i gli agricoltori non smettono di produrre alimenti buoni e sani. I mercati degli agricoltori rimangono aperti per portare il miglior cibo italiano ai cittadini, così come gli agriturismi di Terranostra, dove l’ospitalità contadina continua a rappresentare il meglio dell’offerta turistica enogastronomica. E le strutture spesso situate in zone isolate della campagna in strutture familiari lontano dagli affollamenti, con un numero contenuto di posti letto e a tavola, sono tra i luoghi più sicuri in Italia per evitare il rischio di contagio, fuori dalle mura domestiche”.
Coldiretti ha anche appoggiato l'iniziativa “L'Italia fa bene”, i nostri prodotti sono buoni e sicuri, sollecitata dal Ministro dell'agricoltura Bellanova, per mostrare al mondo il nostro cibo, le nostre tradizioni, il nostro agroalimentare. Per raccontare la competenza, la professionalità e le regole seguite per i controlli sanitari, Coldiretti ha sollecitato i propri associati a divulgare sui social i loro prodotti e i momenti del loro lavoro con l'hashtag #litaliafabene.
Il panico che si è generato sta colpendo le prenotazioni di italiani e stranieri, che in campagna rappresentano oltre la metà degli ospiti. Nell'Astigiano ogni anno soggiorno in agriturismo circa 100 mila turisti, in pratica la metà dell'intero afflusso nella nostra provincia. I timori legati al coronavirus stanno colpendo un settore con 176 strutture ricettive agrituristiche (di cui 52 con ristorazione) e oltre 2.000 posti letto nella nostra provincia.
“Stiamo tenendo sotto osservazione – rileva Furia - anche la disponibilità di manodopera, soprattutto quella straniera. Le misure cautelative adottate da alcuni Paesi europei, dalla Romania alla Polonia fino alla Bulgaria, nei confronti dei loro lavoratori impegnati nelle campagne italiane potrebbero impedire la corretta circolazione dei flussi dei lavoratori”. Nell'Astigiano, nel mese di febbraio, dagli uffici Coldiretti sono stati regolarmente assunti circa 130 operai stranieri, in linea con le esigenze e le prenotazioni delle aziende agricole.
Altra problematica che si sta facendo sempre più seria riguarda i vincoli ai trasporti per cercare di contenere il contagio. “Purtroppo – rivela Reggio - cominciamo ad avere problemi sulla logistica delle merci, con le incertezze e i ritardi che impattano sugli scambi commerciali, dal vino all’ortofrutta, dalla carne al lattiero caseario. Ora più che mai è importante ricostruire un clima di fiducia e fermare pratiche insensate che rischiano di far perdere quote di mercato importanti alle produzioni nazionali anche per colpa di una concorrenza sleale che mira a screditare i prodotti made in Italy”.
E allora non resta che far leva, ancora una volta, su uno stretto patto con il consumatore, come per altro Coldiretti fa da vent'anni a questa parte: la campagna non si ferma, anche perché fa bene all'Italia.