Coldiretti lancia un nuovo allarme: più selvatici che lavoratori nei campi
Danni ingentissimi nell'Astigiano: a rischio le semine primaverili
Oltre 2 milioni di cinghiali scorrazzano senza freni nei terreni coltivati con gravi danni all'agricoltura. Mangiano i semi delle colture, i foraggi, la frutta, gli ortaggi, i germogli, danneggiano piante e piantini, e minacciano gli animali delle cascine.
Coldiretti lancia un nuovo allarme sulla necessità di difendere le forniture alimentari del Paese diventate più preziose in questo momento. Una preoccupazione che si aggiunge alla sicurezza e alla salute dei cittadini.
“Siamo ormai al paradosso – rileva il direttore di Coldiretti Asti, Diego Furia - nelle campagne ci sono più animali selvatici che lavoratori agricoli e la situazione è drammatica in tutta Italia. Lo stop alle misure di contenimento, conseguenza del lockdown, hanno causato una recrudescenza dei danni causati dai selvatici, partendo da una situazione di per sé già molto critica”.
I selvatici hanno ormai preso possesso del territorio e si sono spinti anche nei centri abitati con segnalazioni nei paesi e nelle grandi città, oltre che nelle aree coltivate. In pericolo oltre le produzioni agricole necessarie per soddisfare la domanda alimentare dei cittadini, ci sono anche la sicurezza delle persone che in alcuni territori sono assediate fin sull’uscio di casa, senza dimenticare gli incidenti stradali ed i pericoli per i mezzi di soccorso.
“Stiamo relevando danni – sottolinea Pierpaolo Morino, tecnico e responsabile Pac di Coldiretti Asti - su un gran numero di terreni, un po' in tutto l'Astigiano. In questi giorni risultano letteralmente presi d'assalto dai cinghiali i terreni a seminativo, soprattutto i campi di mais. Solo oggi un nostro associato con terreni lungo il Tanaro ci ha segnalato il danneggiamento di tutte le semine primaverili ed ora dovrebbe riseminare 80 ettari, con il rischio di essere nuovamente preso di mira dai cinghiali”.
A livello nazionale si stimano danni per oltre 200 milioni di euro ai raccolti, con effetti anche sulla stabilità dei prezzi, mentre vengono monitorati i rischi per la salute provocati dalla diffusione di malattie come la peste suina. Un pericolo denunciato recentemente dalla stessa virologa Ilaria Capua che ha parlato della possibilità dell'effetto domino, se oltre al coronavirus, la peste suina passasse in Italia dagli animali selvatici a quelli allevati. La proliferazione senza freni dei cinghiali sta mettendo anche a rischio l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali anche in aree di elevato pregio naturalistico.
“Siamo veramente esasperati – rileva il presidente di Coldiretti Asti, Marco Reggio – la situazione è ormai fuori controllo e noi agricoltori viviamo con l'angoscia dei danni alle colture e degli incidenti che possono provocare i cinghiali e gli altri animali selvatici. A questo si aggiungano le problematiche provocate dagli insetti, come ad esempio la cimice, e i danni provocati dagli eventi atmosferici che sono sempre più frequenti a causa dei cambiamenti climatici in atto”.
Coldiretti, nel novembre scorso, ha organizzato una grande manifestazione a Roma di fronte a Montecitorio. Presente una nutrita delegazione anche dell'Astigiano, da tutta Italia è giunto un forte grido d'allarme per il proliferare, principalmente dei cinghiali, e anche degli altri animali selvatici. Coldiretti ha raccolto l'impegno pubblico e le rassicurazione di un intervento deciso e risolutivo da parte di tutti gli schieramenti politici, presentando un piano che prevede due azioni principali: il contenimento delle specie dannose e in particolare di quelle non autoctone e i risarcimenti per i danni subiti dagli agricoltori. Con la volontà di andare oltre alla gestione della caccia, riformando la legge e dando poteri di azione straordinari alle Regioni.
“Ci rendiamo conto – rimarca Reggio - che in questo momento il Paese ha tante difficoltà da affrontare, ma occorre che tutti capiscano che questo non è un problema di poco conto, perché se si perdono i raccolti nei campi, non ci saranno disponibili prodotti locali e i prezzi inevitabilmente cresceranno proprio in un periodo in cui andiamo incontro a gravi difficoltà economiche per tutta la nazione”.
“Il primo passo da fare – sollecita Furia alla classe politica – è quello di semplificare i voucher stagionali agricoli allargandoli a studenti, cassaintegrati e pensionati, per far tornare la gente a lavorare nei campi. Questo non solo permetterà di raccogliere i frutti di una stagione di lavoro, ma allontanerà anche molti selvatici. Contestualmente occorre però attuare il piano che Coldiretti ha presentato ottenendo l'assenso da parte di tutte le forze politiche”.